Il droghiere bulgaro

Questa è la storia di quella volta che ho visitato un mercato bulgaro a Vienna.

Era dopo una lezione di tedesco—o forse russo—non mi ricordo bene adesso. Era molto tempo fa, nel 2014. Ed era in mezzo alla neve e al freddo, perché era gennaio o febbraio.

Stavo leggendo le lettere cirilliche su una scatola di biscotti bulgari—molto lentamente.

Il droghiere, scioccato, mi chiede con stupore: “Sprechen Sie Bulgarisch?”

“Нет! Ne, ne. Ne govorim ‘Bulgarisch’.”

Cadde dalla mia bocca, disordinato e confuso. Una mescolanza di lingue, almeno tre.

Gli occhi del droghiere si spalancano, si fanno più grandi.

“Српски???!” Lui ride, disorientato.

Sono asiatica. Sicuramente non si aspettava che io parlassi in una lingua slava. Mi dice ancora un paio di cose in tedesco—ma io non capisco il tedesco.

“Извините. Oprostite, ne razumijem… deutsch. Žao mi je.”

Il droghiere si batte la fronte, ed esclama, “Ах, видим! Али говорите српски? Како jе то??”

“Ne govorim srpski, ali govorim malo hrvatski—malo, malo, MALO. Ja… hrvatska… u Dubrovnik… u Zagreb… dva… dva…”

Mi batto la mano—cercando di trovare la parole per ‘mesi’ in una delle nostre lingue comuni.

“Dana?” dice lui, “Tjedni?”

“Ne… ne…” Continuo ad agitare la mano.

“Mjeseci?!”

“Da! Da, dva myesyats!… Mesyats? Месяцы? Mjeseci?”

Sono confusa. Non sono sicura di come pronunciare questa parola.

Di nuovo, gli occhi di questo droghiere crescono, e crescono, diventano sempre più grandi.

…I ruski…?

 

Lentamente, e un po’ imbarazzato, cerco di spiegarli che stavo tornando da una lezione di russo…. e che sono confusa….

 

— CONTINUA —